"Dentro un ring o fuori non c'è niente di sbagliato a cadere. E' sbagliato rimanere a terra" (Muhammad Ali)

domenica 5 febbraio 2012

Benvenuti in paradiso


Stamattina sveglia alle ore 6:30 ed arrivo presso Torre dell'Alto, verso le 7:00 circa. Temperatura ideale per correre: 6 gradi, cielo sereno ed un tiepido sole che fa capolino tra le sparute nuvole all'orizzonte, proprio sopra la vicina Santa Caterina. Ha albeggiato da poco ed io sono lì a godermi il primo spettacolo di questa domenica di sport.
Parto e mi dirigo proprio verso la piccola marina di Nardò, che lascio subito alla mia destra, alla prima salita utile per dirigermi verso il Parco di Portoselvaggio. Percorro una lunga strada (strada Cucchiara) che lambisce la parte sud-est del parco, fino in fondo, fino alla Masseria Brusca. Da lì ho due possibilità: svoltare a destra e dirigermi verso la provinciale tarantina, pericolosissima da percorrere di corsa per assenza di banchina, per andare in direzione Nucci. Oppure potrei svoltare a sinistra e scendere giù verso Torre Inserraglio. Scelgo la seconda soluzione che è la più sicura e certamente la più suggestiva: dopo circa un km lascio la strada asfaltata e mi dirigo verso il mare, verso gli scogli: voglio percorrere una serie di sentieri che costeggiano il mare e scendere ancor più giù verso Serra Cicora. Attraverso una zona resa quasi paludosa dalle abbondanti piogge della scorsa notte e sono costretto a deviare più volte nella macchia mediterranea perchè i sentieri fangosi sono davvero impraticabili: sabbia morbidissima, fango, pietraie molto insidiose e scogli a tratti taglienti che mettono a dura prova le mia articolazioni e le suole delle mie nuove Nike Pegasus 28, per l'occasione trasformate in scarponcini da trekking.
Raggiungo con una certa fatica la Torre di Uluzzo e mi fermo per pochi secondi ad ammirare l'immensita del mare nella baia omonima che si apre davanti ai miei occhi, osservando il parco di Portoselvaggio dall'alto, da una visuale insolita, cioè dalla sua estrema punta nord, fino a Gallipoli all'orizzonte. Da lì guardo chiaramente l'apertura della Grotta del Cavallo davanti a me, sulla sponda opposta, anfratto nella roccia che ha dato i natali alla civiltà Uluzziana e mi convinco che, "fatto trenta, farò trentuno" e renderò omaggio ai nostri lontani progenitori.
Decido quindi continuare a scendere verso sud, costeggiando il parco lungo sentieri sempre più brulli e sconnessi. Mi fermo di nuovo pochi secondi per dare uno sguardo all'interno della grotta chiusa da un poderoso cancello in ferro ormai preda della ruggine e sento le gocce che dal soffitto si tuffano nella zona sottostante. Affascinante e bellissima sensazione di un tempo che pare essersi fermato nel nulla.
Prendo la decisione di tornare indietro perchè proseguire da lì in avanti, da solo, sarebbe davvero pericoloso: una caduta, un piede in fallo, e mi ritroverei a scivolare lungo una scogliera a piombo sul mare in un paio di punti. Chissà quando mi ritroverebbero, e in che condizioni!
Meglio ritornare, addentandosi tra i grandi e più sicuri sentieri tagliafuoco che da quel punto scendono giù verso la stupenda spiaggia di Portoselvaggio e poi di nuovo su verso la Torre dell'Alto, punto di partenza/arrivo, lungo l'alta e ripida scalinata che misura almeno 500 mt e decine e decine di ripidi gradini.
Arrivo esausto, ma felice per aver dato il massimo in una condizione naturale favolosa. Ho percorso 16,770 km in 1 ora e 39 minuti. Sono soddisfatto e questo è quel che conta.
Alla prossima.




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