"Dentro un ring o fuori non c'è niente di sbagliato a cadere. E' sbagliato rimanere a terra" (Muhammad Ali)

giovedì 12 maggio 2016

RICOMINCIAMO (?)

Ho appena inviato all'organizzazione del Trail delle Cinque Querce di Gravina la mia richiesta di disdetta della preiscrizione effettuata alcune settimane fa, prima dell'infortunio. Un colpo al mio cuore runner.
Manca un mese esatto a questo trail di 28 km, io sono ancora in piena fase di recupero, con ginocchio ancora così così, con almeno un paio di kili presi (che per il mio fisico sono tanti), e con tre kilometri di camminata neppure tanto veloce nelle gambe nell'ultimo mese/quaranta giorni.
Una schifezza.
Mi sono ripromesso di completare questa settimana in palestra, vedere come va, e domenica prossima alternare qualche minuto di corsa a qualcuno di passo, per vedere se il ginocchio reagisce bene da lunedi. Speriamo.
Intanto vedo una bella gara, quella di Gravina, scomparire come in una bolla di sapone al vento: peccato davvero perchè già nella mia regione è una rarità che si corrano dei trail, poi quando accade sono pure indisponibile. Quella di Gravina era una "special edition", si attraversa la gravina in uno degli scenari più affascinanti e particolari del sud Italia.
Vabbè, mi tocca farmene una ragione.
Se tutto andrà bene i sentieri vorrei evitarli per un pò, diciamo per tutta la stagione estiva, recuperando piano piano, se ci riesco, su strada.
Ho già adocchiato, giusto per pormi un "obiettivo", una passeggiata simpatica, particolare anch'essa, che potrebbe fare al caso mio. Da qualche parte bisogna pur ricominciare...




martedì 10 maggio 2016

CAMMINARE

Questo pomeriggio ho ripreso a... camminare.
Sì, a camminare. Quando sono arrivato col mio furgone in piazza a Santa Caterina, alle 16:30, ho parcheggiato, sono sceso, ufficialmente ho accompagnato Francesca perchè pedalasse un pò e prendesse dimestichezza con la sua bici nuova. In realtà era la scusa per riprendere almeno a camminare dopo un mese di stop forzato dalle corse.
Lungo il tragitto che mi separava da Santa Maria al Bagno ho pensato tanto, sotto il sole che già riscalda, che quest'anno mi sono perso la stagione certamente più bella, quella nè troppo calda, nè troppo fredda; quella che ti fa partire da Torre dell'Alto, arrivare alla rotonda all'ingresso di Gallipoli e ritornare e goderti 20 kilometri di lungomare, sole tiepido, brezza marina fresca. Vabbè, ormai è quasi andata, tra poco arriveranno le temperature torride delle estati salentine ed ogni uscita sarà lacrime e sangue.
Gallipoli all'orizzonte, una camminata da Santa Caterina a Santa Maria, ripensando a quando all'incirca una quindicina di anni fa, mese più mese meno, cominciai a muovere i primi passi seguendo una tabella principianti fotocopiata dalla rivista Correre.
1 minuto di corsa...1 minuto di passo, per dieci serie, poi quindici, poi venti, fino all'ora di corsa di fila.
Mi sono sentito un pò così oggi: quindi anni in più, qualche millimetro di cartilagini in meno. Voglio andarci piano, attendere gli esiti del riposo, degli esercizi in palestra, della Tecar. Piano...ma veloce.
La strada sarà lunga, sto ricominciando da zero, ma l'obiettivo resta intatto all'orizzonte.



giovedì 5 maggio 2016

DALLA PARTE DEGLI SHERPA

Quello che vivo in queste settimane è un periodo di riflessione: lo stop forzato dalla corsa a causa dell'infortunio al ginoccchio, la cosa più "seria" da quando circa una quindicina d'anni fa ho cominciato a correre, mi impone di stare un pò più con me stesso, di uscire di meno, di riflettere.
E capita di imbattersi in un post richiamato su FB da Hervè Barmasse e pubblicato originariamente da Repubblica.it, intitolato "dalla parte del portatore nepalese". (CLICCA QUI).
Mai fatto mistero del mio amore platonico per la montagna, nel senso che io ho una gran paura della montagna, mai e poi mai mi azzarderei a sporgermi dal terzo piano (abito al secondo, ndr), il solo pensiero di percorrere una cengia mi causa delirium tremens e tuttavia seguo le imprese di questi alpinisti ed adoro leggere storie di imprese alpinistiche. Il trionfo del fascino dell'ignoto, ciò che più mi spaventa, più mi attrae. Non nego che il mio amore per il trail è forse un modo per esorcizzare queste mie paure, per cercare non dico di vincerle, ma almeno di affrontarle.
Ma il discorso non è questo.
Il pensiero va ai portatori, agli sherpa, a questi incredibili uomini che di fatto rendono possibili la conquista delle vette da parte degli alpinisti che ci riescono, ma che non potrebbero mai farcela senza questi uomini che si caricano in spalla l'inverosimile per allestire i campi base.
Qualche cenno distratto sui libri fin qui letti, è vero. I mediani hanno meritato finora il testo di una celebre canzone di Ligabue; i gregari a volte vengono citati come "compagni di squadra" dai ciclisti intervistati. Ma gli sherpa non li ca** mai nessuno.
Eppure, nella mia fantasia, tante volte nelle letture hanno preso il sopravvento sull'autore della conquista della vetta. Anche qui sarà il fascino dell'ignoto, di queste ombre, di gente che vive di luce riflessa e di ancor meno: della paga per il loro importante, rischioso "lavoro".
Prima di effettuare i miei solitari, noiosi, duri, ma necessari lavori di potenziamento dei quadricipiti, con la spasmodica voglia di tornare il più presto possibile a riveder la luce della strada e dei sentieri veri, stasera il mio pensiero va a loro: anch'io sto dalla parte degli sherpa e di tutti i portatori.
Buonanotte.