"Dentro un ring o fuori non c'è niente di sbagliato a cadere. E' sbagliato rimanere a terra" (Muhammad Ali)

giovedì 27 giugno 2013

(R)ESTATE CON NOI...

Forse ci siamo. Che sia la volta buona e dopo un'invernata di stenti ed una primavera altalenante e senza acuti, l'estate mi stia riportando sulla giusta carreggiata?
E' ancora presto per dirlo, ma i segnali della riscossa questa volta ci sono e sono incoraggianti. Da tre settimane mi alleno regolarmente, tre uscite settimanali e tutte di alta qualità. Ho avuto l'enorme fortuna di trovare un gruppo eccezionale sulla mia strada, i runners di Galatone, con i quali condivido orari e giorni d'uscita, anzi più che giorni...sere!
Si esce dopo le 21, cioè dopo i rispettivi impegni di lavoro e questo mi va di lusso; si esce a correre dagli 8 ai 10 km e questo è ottimo; si esce a ritmi che sostanzialmente sono i miei e ce n'è per tutti i gusti: se mi va di tirare c'è chi lo fa, così come c'è chi tiene il mio stesso passo, oppure se proprio sono stanco ho la possibilità di stare sempre comunque in compagnia di chi sta un pochino più dietro. Insomma, gli allenamenti vanno alla grande finalmente e le uscite si arricchiscono spesso di allunghi e salite che in poco più di tre settimane mi convincono a dire di aver quasi quasi recuperato la forma giusta. Buone anche le tisane ed i the a fine corsa! ;)
Attendo quindi le prime uscite ufficiali estive e, a tal proposito, quasi come segnale premonitore, nella mia casella di posta elettronica ho appena trovato le brochure-regolamento del mini torneo estivo "Gran Prix- Le strade del Salento", organizzato dal CSI Terra d'Otranto. Da provare, compatibilmente con gli impegni di lavoro.
Per adesso mi godo questo rinnovato entusiasmo senza correre troppo con la fantasia, anche se per i prossimi mesi qualche progettino già mi frulla per la testa. Ne riparleremo a breve...
Alla prossima! :)



domenica 16 giugno 2013

"...l'amor che move il sol e l'altre stelle"

Voglio dedicare questo post al mio amico Luigi, col quale mi ero un pò perso di vista e che ho ritrovato nei mesi scorsi prima su facebook e poi nella vita reale. Voglio dedicargli un pensiero, in questa serata per lui credo un pò triste: abbiamo frequentato per diversi anni lo stadio di Lecce, poi io ho mollato un pò e lui invece è rimasto legato a quella maglia ed a quella squadra. Per me sono cambiate nel frattempo tante cose: ho perso fiducia nel calcio negli ultimi anni, dagli scandali legati all'affare "Moggi" e poi ai regali venuti fuori agli arbitri (i famosi Rolex, chi se li ricorda?). La mazzata finale l'hanno data i tribunali, le sentenze, le retrocessioni d'ufficio, l'ha data il calcio scommesse, legato a doppia mandata all'apertura di miriadi di ricevitorie dove ormai si istituzionalizza un business che nulla ha a che fare col pallone e con lo sport, ma tanto, anzi tantissimo col denaro.
Mi sono convinto che è quest'ultimo, il denaro, e non "...l'amor che move il sol e l'altre stelle", per citare impropriamente e poco poeticamente Dante e la sua Divina Commedia. Ecco, si tratta di una commedia, appunto, che di divino ha ben poco, o nulla.
Una commedia è il calcio, nel quale secondo me si decidono partite a tavolino, i giocatori intrallazzano tra di loro, i dirigenti idem e gli sponsor ed i diritti televisivi si contendono ciò che resta. Ai margini ci sono i tifosi che ancora ci credono, tipo il mio amico Luigi, che ancora stanno male se il Lecce perde una promozione in una serie superiore all'ultima giornata. E così come il calcio, uguale è la politica, dove attori, commedianti, fanno finta di farsi la guerra, mentre in realtà sotto banco fanno l'amore, in senso figurato, ma in molti casi si è scoperto anche non figurato. E ad un certo punto escono fuori da sotto il banco e lo fanno alla luce del sole. Il tutto mentre i loro "tifosi", anche lì, si scannano allegramente tra di loro facendosene una ragione. Ultimamente qualcuno paga pure il biglietto per poter partecipare allo spettacolo.
Una commedia...o forse la vera tragedia dei nostri tempi.
L'antidoto a questo andazzo io, caro Luigi, forse l'ho trovato da qualche anno in qua: me ne strafotto del pallone, tanto per cominciare; me ne comincio a strafottere della politica, almeno della loro, per come la intendono loro.
Faccio una mia politica: ho abbandonato definitivamente queste palle ed ho scelto di correre senza palle al piede! Corro e basta. E mi capitano giornate come questa, nelle quali mi alzo presto per andare a correre assieme ad un gruppetto di amici una anonima stracittadina organizzata da un comitato parrocchiale con poche altre decine di disperati, nelle campagne amare arse dal sole della nostra città. Biscotti, bottigliette d'acqua, banane, bottiglie di vino. Io, la strada, la vigna, il sole forte ed un paio di amici sinceri al mio fianco. Corriamo fino a non poterne più, fino ad un traguardo tagliato il quale non ci spettano nè premi, nè onori, nè glorie, ma solo tanto affetto, simpatia ed amicizia. Si chiama sport: è gratis, non ci perquisisce nessuno quando arriviamo nè rischiamo mazzate quando andiamo via. Non si scommette, non si compra, nè si vende nessuno; non c'è nessun arbitro da corrompere, nè gente in fuorigioco, o attivo o passivo; non esiste il rigore, nè quello vero, nè quello fasullo.
Per dirla con le parole del più grande velocista di tutti i tempi, Jesse Owens: "Amo correre perché quando corri puoi contare solo sulle tue gambe e sul coraggio dei tuoi polmoni".
Prima di disperarti per quei quattro venduti, chiunque essi siano, pensaci e magari corrici su.









venerdì 7 giugno 2013

PER QUALCHE DOLLARO IN PIU'

Sono stanchissimo in questi giorni. Sto correndo, ma brevi distanze. Oggi, ad esempio, partito da casa per fare due giri del Parco di Portoselvaggio, ne ho fatto solo uno, per un totale di poco più di 6 km, sotto un sole che picchiava una meraviglia e dopo ben 8 ore di lavoro.
Arrivo sempre alla sera con una gran voglia di andarmi a riposare dalle fatiche di giornate di lavoro, quell sì, invece piuttosto lunghe ed intense.
Come ieri sera, quando alle 21:30 non ne avevo più ed invece che uscire come avevo programmato (alle  15 comincia seriamente a far caldo), ho deciso di andarmene a letto, non prima di aver visto qualche minuto di tv.
La mia attenzione è stata catturata da un documentario che ho trovato interessante e sconvolgente allo stesso tempo, tanto da condizionare l'intera mia giornata e spingermi a scrivere queste poche righe: su Rai Storia ho beccato una puntata di La Storia Siamo Noi dedicata alla vicenda Eternit in Italia, nascita e purtroppo morte di un sogno, e non solo di quello.
Parole come Asbestosi*, Mesotelioma**, Carcinoma Polmonare mi hanno perseguitato in tutta la loro crudezza da stamattina ad ora, ne sono rimasto davvero shokkato!
Ciò che mi ha turbato maggiormente della questione legata all'Eternit ed alla cancerogenicità dell'inalazione di fibre d'amianto, che ha causato la morte di migliaia di operai e cittadini italiani che hanno lavorato nelle fabbriche di Casale Monferrato e Bagnoli, è stato ripercorrere il sogno economico italiano rappresentato per quelle famiglie dall'aver lavorato all'interno di una fabbrica che avrebbe potuto e dovuto garantire a loro ed alle loro famiglie una vita di gioie e serenità, ed essersi risvegliati alcuni anni dopo nel peggior incubo sanitario che forse la storia del nostro paese abbia mai conosciuto.
Mi ha sconvolto il dolo, appurato dai giudici che nei giorni scorsi hanno emanato la sentenza di appello con la quale si condannano i vertici dirigenziali dell'azienda.
Mi ha fatto pensare come in questo nostro Paese, al di là dei periodi di crisi economica come quella che stiamo vivendo in questi ultimi anni, anche nei momenti del cosiddetto boom economico si sia sempre vissuto "in crisi", se è vero com'è vero che anche quel boom economico era una farsa congegnata a discapito di ignare faglie di lavoratori, di cittadini inermi ai quali è stato venduto un incubo mascherato da sogno.
Ci penso ogni volta che percorrendo una sentiero, un viale, uno stradone di quelle campagne nelle quali adoro correre in ogni stagione dell'anno, alla periferia della mia città vedo ammassate le terribili lastre di amianto, o le canne fumarie o altri scarti di edilizia che vengono incautamente abbandonate dai cittadini nelle campagne appunto, un pò per incoscienza ed un pò perchè i costi dello smaltimento privato sono spesso proibitivi, come si conviene ad uno Stato incapace di darsi delle priorità finanziarie che non siano la costruzione di nuove opere faraoniche (la TAV ad esempio) o fantomatiche (ponti sugli stretti...sic!).
Infine, tra le decine di cose che ho pensato oggi e che sarebbe forse troppo lungo riportare qui, ho pensato alla connessione tra tragedia Eternit e la vicina questione ILVA, che in queste ore tiene (finalmente!!!) banco nella cronaca italiana. Siamo ancora qui ad interrogarci su cosa fare dell'ILVA, siamo ancora all'anno zero in questo nostro martoriato paese.
Siamo ancora indecisi se valga davvero la pena perdere la vita in un letto d'ospedale tra atroci dolori o mantenere in vita "un posto di lavoro", in questa macabra roulette russa alla quale molte famiglie salentine in queste ore sono sottoposte.
Davvero mi chiedo se "La storia siamo noi", come titolava la trasmissione, o se forse non sia di qualcun altro, e se valga la pena giocarsi la vita e quella dei nostri figli...per qualche dollaro in più.
Alla prossima.