"Dentro un ring o fuori non c'è niente di sbagliato a cadere. E' sbagliato rimanere a terra" (Muhammad Ali)

lunedì 16 ottobre 2017

Scalata delle Veneri - 2017

“Niente come tornare in un luogo rimasto immutato ci fa scoprire quanto siamo cambiati.” (Nelson Mandela)

24 ore fa, come nel 2012, ho partecipato a questa bellissima gara podistica, la Scalata delle Veneri, con partenza dal centro di Parabita e giro unico di 10 km su e giù per la collina di Sant'Eleuterio, il punto di alto del Salento, che coi suoi 200 mt di altezza rompe la monotonia geografica di quel panno da biliardo che è il tacco d'Italia.
Una gara molto bella, diversa dalle solite, che ho scelto forse non a caso, inconsciamente, per provare a vedere cosa succedeva fisicamente e psicologicamente dopo 10 mesi di stop. I luoghi sono rimasti immutati, l'atmosfera di queste gare domenicali Fidal è rimasta la stessa di sempre. Guardandomi attorno, i volti, i sorrisi, i saluti, gli amici, non è cambiato nulla.



Ma ripercorrere luoghi rimasti immutati ci aiuta a comprendere se noi siamo cambiati. E così mi ritrovo rilassato, la notte precedente mi faccio una discreta dormita ed agli amici del sabato sera, coi quali mi congedo all'una di notte, dico che metterò la sveglia alle 7, ma se non dovessi (o volessi) sentirla, quasi quasi sarebbe meglio! E' un atteggiamento diverso dal passato, più scanzonato. In auto all'andata cerco su You Tube le colonne sonore del film Pulp Fiction e me ne godo almeno 5 nel tragitto che mi separa da Nardò a Parabita. La mia preferita resta...



Ed è così che mi ritrovo a ritirare il pettorale, il pacco gara, a fare le foto con gli amici di sempre, a fare il riscaldamento...questa cosa misteriosa alla quale mia avevo pensato prima d'ora, cominciando dal collo per finire alle caviglie. Il pregara è un divertimento.



La gara è quella che è: è gara per gli altri, nel senso che gli altri corrono per sfidare se stessi, il cronometro, l'avversario di sempre; ma il mio unico avversario è nella mia mente, io corro per capire se dopo 10 mesi di stop sono ancora in grado di divertirmi, di godere un panorama, per sentire se le gambe girano e la testa è libera dai mostri delle settimane passate a pensare ai guai peggiori che mi sarebbero potuti accadere. Con calma, con tranquillità, anzi...con serenità. 
Perchè se dal giorno in cui mi sono procurato la lesioncina muscolare al gemello mediale destro avessi accettato l'infortunio con serenità, come un fatto fisico, che può accadere, se non mi fossi affrettato a cercare di accorciare i tempi di recupero costruendomi false impressioni, diagnosi inventate, per la maledettissima fretta che abbiamo di dover andare sempre di corsa, forse non mi sarei fatto un calvario psicofisico così tremendo. 



Corro, in salita vado piano, ma vado, anche laddove gli altri attorno a me si fermano. In questi mesi mi è accaduta una cosa straordinaria e quando tutto sembrava perduto per sempre, quando anche solo fare un'uscita di 3 o 4 km mi procurava spasmi muscolari e dolori psico-somatici molto spiacevoli, mi è accaduto di incontrare gli amici del Crossfit, il mio nuovo sport. Ho seguito le loro indicazioni, per quel che potevo, e mi sono trovato bene: gli allenamenti brevi ad alta intensità fanno sentire i loro benefici ed in salita, finalmente, vado. Corro dignitosamente, non vado mai in affanno, i kilometri passano agili e veloci, non sento granchè la fatica. Qui ho impararto l'importanza del riscaldamento e quella dello stretching finale, due attività fondamentali che non avevo mai preso in considerazione seriamente prima d'ora.
Chiudo in scioltezza, a braccia alzate, indipendentemente dal tempo del quale me ne importa molto meno di un fico secco. Sono ancora una volta sereno. La stanchezza la sento dopo, nel tardo pomeriggio ed in serata, ma a letto, a parte qualche formicolio agli adduttori, il mio tallone d'Achille in questi mesi, tutto sommato prendo sonno presto. L'insonnia sembra un ricordo lontano, anch'essa, ormai. Spero. 



Adduttori, spasmi, insonnia, sono stati la costante della mia vita da aprile a metà agosto. Il neurologo al quale mi sono rivolto prima di questa estate mi ha diagnosticato una sorta di "crisi d'astinenza da sport", paragonabile come effetto alle crisi d'astinenza da oppiacei! Come promesso la volta scorsa, piano piano vi dirò tutto, a piccoli sorsi, per non appesantirvi.
Nel frattempo mi godo il ricordo di questa bella domenica di sport. Era da tempo che volevo scrivere un post così, credetemi. 
Ho dovuto ripercorrere un luogo immutato per capire che, forse, un pò sono cambiato.

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