"Dentro un ring o fuori non c'è niente di sbagliato a cadere. E' sbagliato rimanere a terra" (Muhammad Ali)

lunedì 13 luglio 2015

Il mio TROFEO DEI BRIGANTI DEL POLLINO 2015 - San Severino Lucano (PZ) ***TANTE FOTO***


"Oggi ho incontrato gente che ama profondamente quello che fa ogni giorno, persone con cui lo scambio di opinioni ed esperienze è stata ricchezza reciproca e tempo davvero speso bene". 
Queste le parole di un post su Facebook del runner estremo Stefano Gregoretti. 
Le rubo per condividerle qui e per farne l'incipit perfetto di un'altra storia a lieto fine. A San Severino Lucano, in provincia di Potenza, ho corso ieri il mio secondo trail in Basilicata, dopo quello di Terranova di Pollino di due anni fa, il X° Trofeo Briganti del Pollino, in questa regione così simile, ma  allo stesso tempo così tanto diversa alla mia Puglia. Percorri tre ore di strade tortuose e scomode, quelle dell'arco ionico tarantino, finchè superi la città dei due mari e ti inoltri in una terra dove l'accento è ancora un misto di pugliese, calabrese e...lucano: sei sulla "Sinnica", che di lì a breve ti condurrà tra i suoi tornanti nei bei paesi del potentino. 






Sali con un certo giramento di stomaco e ti fermi un paio di volte perchè prima tua moglie e poi la tua piccolina dimostrano chiari sintomi di spossatezza. Siamo troppo legati ai nostri lunghi e infiniti rettilinei salentini, ma prendiamo questo tempo per "acclimatarci" un pò, come si fa quando si scala un 8.000, diciamo.




A San Severino, nel cuore di questa terra così simpatica, ad attenderci c'è il gruppo di Veglie, gli inossidabili amici di sempre della Salento in Corsa con i quali, in compagnia della mia famiglia e dei compagni di squadra Massimo e Massimiliano, condivideremo questo weekend speciale.
Ce n'è per tutti: per gli accompagnatori, che possono godersi un pò di shopping tra i negozietti tipici di questo bel paesino di montagna e rinfrescarsi la mattina della gara nelle fresche acque della piscina dell'Hotel Paradiso (bravi tutti) e per gli atleti, che dopo aver ritirato il pacco gara vengono accolti da una piazzetta piccola, ma festosissima, dove gli organizzatori sparano dalle casse a pochi minuti dalla partenza una movimentata pizzica salentina, che coinvolge tutti in un clima di festa.






Ore 9:45 di domenica, lo start è puntuale. Ho studiato il percorso, a cominciare dal primo kilometro, che è quello che dalla piazza principale del paese porta al vialetto del mio hotel e del quale ho potuto già saggiare l'impegnativa pendenza, alla vigilia, e la stessa domenica mattina prima del via. Ho l'altimetria stampata nella testa ed il racconto e le raccomandazioni di chi l'ha già corso questo trail e di coloro i quali l'hanno organizzato. La strategia è una ed una sola (e pagherà): primi 5 kilometri andare piano; dal 5° al 6° al passo, lungo una salitona sterrata da togliere il fiato e spezzare le gambe; poi continui cambi di altimetria, con salite brevi ma intense e discese ripide, a tratti ripidissime.
La condotta di gara è impeccabile: primi 5 kilometri lenti, per risparmiare energie preziosissime; nel tratto di salitona sono così fresco che riesco anche a corricchiare e solo nell'ultimissimo tratto sono costretto a proseguire al passo; ultimi sei kilometri a perdifiato, con discese affrontate a tutta birra e salite lungo le quali ho sempre corso senza mai fermarmi a camminare. Arrivo in volata.









 Me la sono proprio goduta, ragazzi! Mi godo un paesaggio che in alcuni tratti mi ricorda Courmayeur e le sue valli, in altre la vegetazione a fiori prevalentemente gialli intensissimi mi ricorda invece la cara e lucente ginestra spinosa del mio Parco di Portoselvaggio. Sono rilassato e felice di essere qui. Mai in affanno, ma neppure un istante mi pento di aver preso parte a questa gara.
Piano piano sto imparando qualche trucchetto, come sempre a mie spese, ma sto imparando: ho capito dalla poche ma significative esperienze di trail fin qui avute che in questa splendida disciplina un ruolo fondamentale lo gioca la testa,  prima di tutto il cervello: se ti sai gestire affronti lunghe distanze, lunghe salite e discese ripidissime, non voglio dire con scioltezza, ma senza maledire il giorno in cui hai deciso di partecipare a quella gara. Poi vengono le gambe, che vanno allenate, senza tirarsi indietro dall'affrontare salite, discese e continui cambi di rotta, passo e terreno. Quindi gli occhi, la vista, i riflessi, se no in discesa ti sfracelli. Cuore e polmoni vengono da sè e, nel caso del primo, speri che il medico sportivo non ti abbia rilasciato il certificato di idoneità in preda ad una crisi di magnanimità. Perchè si soffre, e tanto, ma ne vale la pena!





Eravamo 381 al via, qualche decina non sono arrivati, si sono ritirati. Ci sta in queste gare così impegnative. Sono nella parte destra della classifica, ma non importa davvero: da quando faccio trail ho davvero riscoperto la fortuna che è partire, inteso come essere presenti al via, che è già una piccola grande soddisfazione, e la bravura e la passione che ci metto per tagliare il traguardo, quale che sia il tempo finale. Vanno bene le sei ore e mezza della 42 km di Tolfa, vanno benissimo l'ora e diciotto minuti di ieri a San Severino. Una sensazione questa che la strada mi aveva un pò appannato, come ho già scritto in altri post.
Una gara splendida, una compagnia fantastica, amici sinceri e brava gente dell'organizzazione, clima di festa sempre, dall'arrivo alla partenza, cene, colazionie pranzi eccellenti, bimbe contente e una nuova esaltante esperienza portata a casa.
Tempo speso bene, come dice Gregoretti.
Alla prossima.







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