"Dentro un ring o fuori non c'è niente di sbagliato a cadere. E' sbagliato rimanere a terra" (Muhammad Ali)

domenica 1 marzo 2015

PASSIONE TRAIL

Da un paio d'anni ci penso, da un paio di mesi ci lavoro. L'evoluzione della mia corsa si chiama trail running, sterrato, sentieri, tutto ciò che abbia poco o nulla a che fare con l'asfalto insomma. Ve l'avevo già raccontato e poi, a dire il vero, parlavano i miei scarsi e poco lusinghieri risultati degli ultimi mesi. Palermo e la sua maratona credo abbiano rappresentato il fondo, non tanto nella prestazione, che alla fine ci può pure stare,se partiamo dal presupposto che per runners piuttosto "scarso" come me chiudere una 42 km è sempre una vittoria. Ma era la mentalità, l'approccio, il lavoro che proprio non andava. Ero scarico di motivazioni, di idee e sentimento e si è visto.
L'inizio del 2015 non è stato dei migliori, con un gennaio che almeno nella prima quindicina ha riproposto le stesse cattive sensazioni dello scorso fine anno. Eppure, correndo su sterrato, anche se sono caduto un paio di volte, le gambe sembravano imballate, la testa troppo fitta di pensieri cattivi e pesanti e il meteo non aiutava, acuendo vecchi guai legati soprattutto alla sinusite, eppure, dicevo, ho stretto i denti ed ho fatto appello a quella risorsa che pare proprio il sale di molti successi: la pazienza.
Con pazienza sono uscito quanto potevo, con pazienza ho tollerato due, tre, quattro uscite consecutive in palestra, un ennesimo piccolo ma fastidioso guaio al piede destro ha trasformato queste sedute indoor in cinque e poi sei...
Ora da una ventina di giorni pare cambiato tutto. La pazienza sta pagando. Ho cominciato ad inanellare una serie insperata di uscite all'aperto e la forma sembra essere tornata quella dei tempi migliori. E, con essa, l'entusiasmo. Quindici giorni fa un lungo di 30 km, arrivato stremato, ma arrivato! Tutto sterrato. Poi uscite di non meno di 15 km, un paio, sempre su sterrato; quindi venerdi scorso 20 km, percorso misto asfalto e sterrato; fino a stamattina, dopo solo 48 ore, ancora 22 km, tutto sterrato con due soli tratti d'asfalto di poche centinaia di metri.



Ho individuato dei percorsi trail fantastici.
Parto generalmente dalla Masseria di Terranova, nel Parco di Portoselvaggio e da lì percorro un primo tratto di sentiero pianeggiante e regolare, attraverso una via provinciale (strada Cucchiara) e sono immerso in un fitto sottobosco, in un sentiero stretto e tortuoso, tra radici, rocce, e morbidi tappetini di aghi di pino d'Aleppo, così fino a Villa Tafuri, dove c'è una fontanina alla quale mi abbevero. Da lì un breve tratto d'asfalto mi porta in salita sulla sommità del parco, a pochi passi da Torre dell'Alto, dalla quale devio in basso verso la spiaggia di Portoselvaggio attraverso un sentiero ripidissimo, sconnesso, fatto di rocce alte e un pò pericolose, che mi costringono ad un mini rock trail ed a rallentare parecchio per evitare pessime cadute su un tratto isolato e inaccessibile.

Masseria Torrenova (foto www.piazzasalento.it)

Dopo circa un km sono giù nella parte più bassa, attraverso la piccola sassosissima spiaggetta del parco, che mi lascio subito alle spalle per addentrarmi nella Piana della Lea, una fitta bassa vegetazione mediterranea, ricca di sentieri e panorami che sembrano usciti dalla sceneggiatura di un libro di Tolkien. Da qui si sale, lungo un tratto roccioso e brullo, prima di uscire su uno dei tanti sentieri tagliafuoco del parco, regolari, ma pieno di saliscendi che mettono a dura prova la tenuta muscolare.

Baia di Uluzzo (foto www.fondazioneterradotranto.it)

Attraverso un'altra parte di ricca vegetazione, questa volta alta di pini d'Aleppo, e mi ritrovo nuovamente su strada Cucchiara, a pochi passi dalla Baia di Uluzzo, che mi lascio a sinistra per piegare un'altra volta nella boscaglia e, attraverso un sentiero di collegamento interno, disseminato di blocchi di pietra simbolo di non si sa bene cosa se non di uno spreco di denaro pubblico perpetrato negli anni passati da cattive gestioni del parco, torno alla base, a quella Masseria Torrenova che invece rappresenta, almeno nelle intenzioni anch'esse non sempre pienamente messe a frutto, la parte buona della presenza umana in uno degli ambienti naturali più caratteristici della penisola salentina.

Torre dell'Alto vista da Portoselvaggio (foto www.costadelsud.it)

Questo percorso, che ho preso come "campione" per il mio allenamento trail proprio per la varietà dei terreni calcati e per la presenza di zone con pendenze discrete sia in salita che in discesa, misura 11 km abbondanti. Oggi l'ho percorso prima in un senso, poi, dopo una breve bevuta a metà percorso, l'ho ripercorso a ritroso. Fino a 20/25 giorni fa fare anche solo il primo giro mi stremava. Oggi due giri e sono arrivato relativamente fresco. Ora devo provarci per tre volte.
Alla prossima.



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