"Dentro un ring o fuori non c'è niente di sbagliato a cadere. E' sbagliato rimanere a terra" (Muhammad Ali)

lunedì 17 novembre 2014

Maratona di Palermo: "Rosa come il dolce, Nera come l'amaro"



Passando sabato pomeriggio da Via del Fante a Palermo, pochi metri prima del cancello dello stadio d'atletica "Vito Schifani", mi sono imbattuto in una enorme scritta sul prospetto dell'altro stadio, il ben più grande Stadio "Renzo Barbera", "La Favorita", lo stadio di calcio del Palermo appunto. Recitava qualcosa che di lì in avanti, a distanza di 24 ore circa, mi sarebbe suonato sibillino: "Rosa come il dolce. Nero come l'amaro. Dal 1907 i nostri colori".
Ora capisco.
La XX Edizione della Maratona di Palermo ha rappresentato anche la mia decima maratona portata a termine.
La decima maratona è stata, a sua volta, anche la prima che ho corso su un percorso da due giri di 21 km, esperienza che evidentemente non ripeterò mai più di mia volontà. Il tempo finale è stato di 4h 26'30", il peggiore tra tutti i precedenti. E si potrebbe anche pensare che quando le cose non vanno come uno vorrebbe, sia facile cercare alibi in mancanze altrui e non proprie.
No, nella corsa non puoi prendertela con l'arbitro che non ha visto il fuorigioco, che ha fischiato una volta di troppo o di meno, oppure ti ha negato il rigore che sarebbe potuto essere decisivo. E' il bello di questo sport in cui, generalmente, quello che semini raccogli. Generalmente, al netto cioè degli infortuni.
A dirla tutta, sono pronto ad assumermi a pieno le mie responsabilità: arrivo allo start della Maratona di Palermo con troppa "sufficienza", nel senso che non credo di aver condotto un allenamento adeguato nei mesi precedenti. Già negli ultimi test correvo distanze di 33 e 37 km ad una media di 6'-6'15", troppo alta per pensare di chiudere una maratona in meno di 4 ore ed un quarto. Ed infatti in gara me ne sono accorto: sulla scorta degli ultimi test ho mantenuto fin da principio il ritmo molto basso per vedere come andava. Mi sono aggirato scrupolosamente fin dai primi 5-6 km su un ritmo di 5'45-5'55", con puntatine già prima del decimo a sei minuti a km.
Alto. Ma va bene così. Attorno a me vedo una gran festa di podisti che si divertono un mondo.
Qui cominciano le note dolenti: anche la scelta di correre una maratona che ha in se' una mezza è stata la prima della mia carriera, e probabilmente anch'essa l'ultima.
E siamo a due nuove esperienze, che difficilmente ripeterò in futuro.
Una maratona deve essere tale, per me come per tutti gli altri, deve comporsi di un unico giro, per me come per tutti gli altri, così che il sorriso o la sofferenza di chi mi sta accanto sia tale per me come per tutti gli altri, perchè il volto di chi ti precede o ti segue, ho imparato, è importante. E spesso e' lo specchio del tuo, in esso ti immedesimi, vivi delle stesse gioie, soffri degli stessi dolori. Si chiama condivisione, il segreto del successo o, dall'altro lato, dell'insuccesso.
Il percorso gara si sviluppa in pieno centro cittadino di una Palermo viva e chiassosa. Un frastuono di voci, di clacson, di sirene, di vigili urbani che provano a fatica a limitare un traffico che negli incroci più pericolosi fosse per lui esploderebbe come un'eruzione dell'Etna. L'impressione è che se si allentasse un pò la tensione della macchina organizzativa la città imploderebbe.
Ansia.
E l'ansia non fa bene a chi sta percorrendo 42,195 km. Ma è la sensazione prevalente quella dell'ansia, per il passante che attraversa la via, il primo, il secondo, il terzo...sempre di più... Un fottio di biciclette che sembra la Milano-Sanremo. Ad un certo punto un addetto al percorso grida alle colonne di bici di spostarsi dal percorso perchè "son troppe bici, troppe, ragazzi, cazzzzz!!!". Sì, confermo, troppe bici. E quelle salgono e scendono dai marciapiedi, ti tagliano la strada, ti attraversano a decine. Un gran casino, e non va bene per niente.
In queste condizioni rilassarsi, concentrarsi e tenere il ritmo giusto non è propriamente semplicissimo, ma ancora fa parte del folclore di una città, Palermo, che, quando ci vai a correre una maratona, lo sai, un pò te l'aspetti. Proprio come il chiosco del panino "ca' meuza", per te che sei vegetariano.
Taglio il mini traguardo dei 21 km nella pista di atletica del Vito Schifani e da lì in avanti è tutta un'altra storia.
E siccome sta per cominciare un'altra storia, consentitemi una premessa: io non ho mai capito il senso di una maratona su due giri. Anche per questo non l'avevo mai corsa prima d'ora. Un'organizzazione che disegna un bellissimo percorso cittadino (perchè il percorso della mezza era bellissimo), che vede iscriversi 1.200 persone, che garantisce a questi 1.200 atleti festanti e raggianti una mezza maratona quasi impeccabile, ma per quale motivo decide di prolungare "l'agonia" facendo fare a poco meno di altri 400 runners lo stesso percorso per una seconda volta, identico? Anche il pacco gara, così come la quota d'iscrizione, era uguale. Con la differenza che al 26° km i tavolini dell'acqua erano desolatamente vuoti, la città era ormai "preda"di migliaia, e dico migliaia, di palermitani che, non credendo ai loro occhi, hanno scambiato il percorso chiuso al traffico di una maratona in una manna dal cielo per fare la scampagnata in bici, con bimbi piccoli che giocavano a pallone per strada, biciclette a non finire, passeggio e shopping libero di coppie mano nella mano alle quali dovevi chiedere ogni cento metri "permesso" per poter passare.
E lì non puoi far altro che pensare che aveva proprio ragione lo zio di Johnny Stecchino nel descrivere la prima piaga di Palermo con...il traffico!!!


Al 26° km ho scansato un hula-hoop sfuggito ad un bimbo che mi aveva attraversato la strada. Al 37° km un uomo di una mezza età resisteva stoicamente con un tavolino a bordo strada; sul tavolino una vasca piena a metà d'acqua di quello che una volta era uno spugnaggio, ma delle spugne ormai neppure l'ombra.
E le spugne? Finite e braccia larghe. Chi mi precedeva si è sciacquato la faccia in quella vasca lì. Io francamente non ce l'ho fatta. Complimenti.
Ora, io mi fermo qui, con le parole, almeno. Perchè con le gambe ho arrancato fino all'arrivo. Non voglio sembrare il classico runner criticone di quelli che si lamentano sempre di tutto e di tutti. Dico solo una cosa: Palermo, per la mia personalissima esperienza, resterà sempre una bellissima mezza maratona, non fosse altro, ripeto, per lo splendido clima di festa che ho vissuto nella prima parte di gara, fino al traguardo dei 21 km.
Poi il buio, sempre più pesto, sempre più mesto. All'arrivo, dopo 4 ore, 26 minuti e 30 secondi, dopo aver percorso alcuni tratti finali camminando e non correndo, perchè proprio la testa ormai non c'era più, ho avuto modo di sentire le critiche, pacate e gentili, di due altri "colleghi" giunti quasi assieme a me, che lamentavano le stesse mie cose, l'assenza di ristori adeguati, di un biscotto, di uno spicchio d'arancio, tutte cose che io personalmente non ho mai preso nelle precedenti nove maratone corse, ma che comunque completano un evento, ti danno sicurezza, ti fanno sentire protagonista di un evento che vede te come attore principale, e non come una comparsa, un dettaglio, un inconveniente domenicale di una mezza "un pò più lunga", diciamo del doppio.
L'organizzazione alla partenza ed all'arrivo si è fatta in quattro, devo ammetterlo. Ho visto quella disponibilità e quella attenzione nel dare informazioni e fornire servizi che è propria dei palermitani, dei meridionali e dei siciliani, ne sono strasicuro e ne ho avuto la conferma. Ma forse, ripeto, una maratona, per quanto giunta alla sua ventesima edizione, avrebbe meritato lungo il percorso una attenzione ed una cura maggiore. A volte non basta solo la buona volontà.
Concludendo, non posso pensare che una maratona giunta a festeggiare il suo ventesimo anniversario possa vivere questi incidenti di percorso in maniera diversa da quelli che probabilmente sono stati incidenti, appunto. Perchè se fossero o fossero stati fenomeni che si ripetono ogni anno non credo che l'evento sarebbe stato riproposto così a lungo.
Voglio ricordare questa trasferta in terra siciliana per le sue cose più belle: la vista del maestoso Etna imbiancato all'alba, lo splendore degli aranceti a perdita d'occhio sulla Catania-Palermo, una goduria per la vista. Una città, Palermo, che ho ritrovato a distanza di anni dalla mia ultima visita sempre molto esuberante e piena di vita. Anche troppa, a dire il vero, lungo il percorso della maratona.
Per il resto, qualcosa da correggere, per la ventunesima edizione (!!!) ed un'altra esperienza e medaglia al collo. La decima.
Rosa come il dolce, ma nera come l'amaro.



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