"Dentro un ring o fuori non c'è niente di sbagliato a cadere. E' sbagliato rimanere a terra" (Muhammad Ali)

domenica 16 giugno 2013

"...l'amor che move il sol e l'altre stelle"

Voglio dedicare questo post al mio amico Luigi, col quale mi ero un pò perso di vista e che ho ritrovato nei mesi scorsi prima su facebook e poi nella vita reale. Voglio dedicargli un pensiero, in questa serata per lui credo un pò triste: abbiamo frequentato per diversi anni lo stadio di Lecce, poi io ho mollato un pò e lui invece è rimasto legato a quella maglia ed a quella squadra. Per me sono cambiate nel frattempo tante cose: ho perso fiducia nel calcio negli ultimi anni, dagli scandali legati all'affare "Moggi" e poi ai regali venuti fuori agli arbitri (i famosi Rolex, chi se li ricorda?). La mazzata finale l'hanno data i tribunali, le sentenze, le retrocessioni d'ufficio, l'ha data il calcio scommesse, legato a doppia mandata all'apertura di miriadi di ricevitorie dove ormai si istituzionalizza un business che nulla ha a che fare col pallone e con lo sport, ma tanto, anzi tantissimo col denaro.
Mi sono convinto che è quest'ultimo, il denaro, e non "...l'amor che move il sol e l'altre stelle", per citare impropriamente e poco poeticamente Dante e la sua Divina Commedia. Ecco, si tratta di una commedia, appunto, che di divino ha ben poco, o nulla.
Una commedia è il calcio, nel quale secondo me si decidono partite a tavolino, i giocatori intrallazzano tra di loro, i dirigenti idem e gli sponsor ed i diritti televisivi si contendono ciò che resta. Ai margini ci sono i tifosi che ancora ci credono, tipo il mio amico Luigi, che ancora stanno male se il Lecce perde una promozione in una serie superiore all'ultima giornata. E così come il calcio, uguale è la politica, dove attori, commedianti, fanno finta di farsi la guerra, mentre in realtà sotto banco fanno l'amore, in senso figurato, ma in molti casi si è scoperto anche non figurato. E ad un certo punto escono fuori da sotto il banco e lo fanno alla luce del sole. Il tutto mentre i loro "tifosi", anche lì, si scannano allegramente tra di loro facendosene una ragione. Ultimamente qualcuno paga pure il biglietto per poter partecipare allo spettacolo.
Una commedia...o forse la vera tragedia dei nostri tempi.
L'antidoto a questo andazzo io, caro Luigi, forse l'ho trovato da qualche anno in qua: me ne strafotto del pallone, tanto per cominciare; me ne comincio a strafottere della politica, almeno della loro, per come la intendono loro.
Faccio una mia politica: ho abbandonato definitivamente queste palle ed ho scelto di correre senza palle al piede! Corro e basta. E mi capitano giornate come questa, nelle quali mi alzo presto per andare a correre assieme ad un gruppetto di amici una anonima stracittadina organizzata da un comitato parrocchiale con poche altre decine di disperati, nelle campagne amare arse dal sole della nostra città. Biscotti, bottigliette d'acqua, banane, bottiglie di vino. Io, la strada, la vigna, il sole forte ed un paio di amici sinceri al mio fianco. Corriamo fino a non poterne più, fino ad un traguardo tagliato il quale non ci spettano nè premi, nè onori, nè glorie, ma solo tanto affetto, simpatia ed amicizia. Si chiama sport: è gratis, non ci perquisisce nessuno quando arriviamo nè rischiamo mazzate quando andiamo via. Non si scommette, non si compra, nè si vende nessuno; non c'è nessun arbitro da corrompere, nè gente in fuorigioco, o attivo o passivo; non esiste il rigore, nè quello vero, nè quello fasullo.
Per dirla con le parole del più grande velocista di tutti i tempi, Jesse Owens: "Amo correre perché quando corri puoi contare solo sulle tue gambe e sul coraggio dei tuoi polmoni".
Prima di disperarti per quei quattro venduti, chiunque essi siano, pensaci e magari corrici su.









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